C’è un posto di lavoro con 3.500 euro di stipendio ma, a quanto pare, nessuno si candida o risulta idoneo. Lo sfogo di un imprenditore
Disoccupazione in Italia ai minimi storici dal 2004 con il 5.7%. Questo è quanto emerso dalle ultime rivelazioni dell’Istat sul mondo del lavoro comunicate la scorsa settimana che certificano un mercato vivace ma in fase di assestamento.
Nel dato complessivo vanno tuttavia analizzate alcune varianti come quella della disoccupazione giovanile che è risalita. Tra i motivi principali c’è l’esaurimento dei contratti estivi, periodo dell’anno che coincide con il picco delle assunzioni di manodopera stagionale. Chi ha esaurito il proprio periodo di lavoro è dunque di nuovo sul mercato alla ricerca di una nuova occupazione oppure non lo fa, collocandosi nella fascia dei cosiddetti inattivi.
Ricollocarsi non è mai facile. Tra proposte contrattuali e di stipendio non in linea con le proprie aspettative, mancanza di specializzazione, turnazioni e orari non commisurati al compenso proposto, il mercato del lavoro giovanile ristagna e chi vuole assumere fa fatica a trovare le figure necessarie per la propria azienda.
Di casi del genere ne è piena la cronaca locale. L’ultimo è quello di Danilo Bonassoli, amministratore unico di Albogroup, azienda del bergamasco specializzata nella produzione di cosmetici e nel confezionamento, che non riesce a trovare tre dipendenti giovani da inserire in organico.
“Sono disposto a pagare 3.500 netti al mese per un contratto a tempo indeterminato da manutentore. Le agenzie per il lavoro mi hanno mandato tanti candidati. Uno è stato peggio dell’altro, nessuno è adatto“, comincia così lo sfogo di Bonassoli che, oltre a un manutentore, vuole assumere anche due operai specializzati con stipendio da 1.600 euro e disponibilità a lavorare su turni.
“L’agenzia ci manda solo stranieri senza competenze – prosegue Bonassoli – nessun italiano si è presentato finora e non mi stupisce. I giovani lavorano per qualche mese poi stanno a casa con la NASPI e uno stipendio fino all’80%. Terminata la disoccupazione, non trovano altro e vanno avanti vivendo a carico dei genitori fino ai 40 anni.” Per Bonassoli, i candidati ideali per la sua azienda devono avere tra i 25 e i 30 anni ed essere disposti a imparare un nuovo mestiere, specializzandosi con il personale già inserito nella linee di produzione.
Evidentemente però, al momento, non c’è nessuno disposto a farlo. Bonassoli ritiene che un cinquantenne, qualificato e con esperienza, sia più affidabile dei ragazzi di oggi e con più voglia di lavorare. Per chi vuole puntare sui ragazzi c’è poi un altro problema “insormontabile” da superare per Bonassoli, forse il più duro di tutti. “Se sanno che potrebbero lavorare anche di sabato – conclude l’imprenditore – non accetterebbero mai“, una problematica quest’ultima evidenziata pure da altri colleghi che faticano a trovare manodopera disposta a lavorare nei weekend anche con uno stipendio di rilievo.
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